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Chirurgo Ortopedico Bacino: chi è, cosa fa, quando serve

Chi è il Chirurgo Ortopedico del Bacino?


Il chirurgo ortopedico del bacino è un medico laureato in Medicina e Chirurgia e specializzato in Ortopedia e Traumatologia. Ci sono ortopedici che si occupano, in maniera generale, di diverse articolazioni e distretti corporei legati alla branca ortopedica. Di contro, vi sono professionisti che hanno optato per un'altra strada, scegliendo di concentrarsi su uno specifico distretto e dedicandosi allo stesso in via esclusiva o, comunque, prioritaria.


Questo vuol dire che i chirurghi ortopedici del bacino sono medici che, attraverso un percorso teorico-pratico che prevede un costante e continuo aggiornamento professionali, sono in grado di gestire al meglio le condizioni e le patologie che riguardano la regione pelvica, cioè la parte inferiore del tronco del corpo umano.


chirurgo ortopedico bacino


Quando rivolgersi a un Chirurgo Ortopedico del Bacino?


Il bacino è un anello osseo situato a livello dell’anca e costituito da più ossa che insieme agiscono per conferire stabilità e sostegno al corpo. Una frattura pelvica si verifica in seguito alla rottura di una o più di queste ossa. La frattura può essere:


  • Stabile, quando l’anello mantiene la sua forma perché l’osso è ancora correttamente allineato;
  • Instabile, più complessa e rischiosa, che spesso interessa più punti dell’anello e può causare lo spostamento dei frammenti nonché danni agli organi interni.


Le cause possono essere varie. Nei giovani prevalgono i traumi ad alta energia, come incidenti stradali o cadute da altezze significative; negli anziani, invece, a causa dell'osteoporosi, spesso una caduta anche banale può provocare fratture. Non mancano poi i casi di frattura da avulsione, tipici dei giovani sportivi, dovuti allo strappo di un frammento osseo nel punto di inserzione dei muscoli.


È fondamentale rivolgersi al chirurgo ortopedico del bacino in presenza di sintomi come:


  • Dolore intenso all’anca o al bacino;
  • Difficoltà o impossibilità a camminare;
  • Gonfiore;
  • Lividi evidenti;
  • Dolore che peggiora in movimento.


Nei casi più gravi possono manifestarsi anche segni di shock, come pallore, sudorazione fredda e calo della pressione. In presenza di questi sintomi conviene rivolgersi direttamente a un Pronto Soccorso.


Durante la visita ortopedica, il medico procede con un esame clinico per valutare la stabilità del bacino, la funzionalità degli arti e l’eventuale presenza di lesioni nervose. La valutazione può essere integrata con esami diagnostici come radiografie, TAC o, più raramente, risonanza magnetica. In base alla gravità della frattura, il chirurgo consiglierà la tipologia di trattamento più adeguata.


Opzioni di Trattamento


Non sempre una frattura del bacino richiede un intervento chirurgico: in molti casi, soprattutto quando la frattura è stabile e le ossa sono poco o per nulla scomposte, il chirurgo ortopedico può optare per un trattamento conservativo. La scelta dipende da vari fattori, come la tipologia e l’entità della frattura, le condizioni generali del paziente e l’eventuale presenza di altre lesioni.


La terapia conservativa prevede principalmente l’utilizzo di ausili per la deambulazione, come stampelle, deambulatore o, nei casi più complessi, sedia a rotelle, per ridurre il carico sull’arto e favorire la guarigione ossea. A supporto, il medico può prescrivere farmaci antidolorifici per gestire il dolore e anticoagulanti per prevenire la formazione di coaguli di sangue nelle vene degli arti inferiori e del bacino. Questo approccio consente, nella maggior parte dei casi, un recupero graduale e sicuro, evitando i rischi legati a un intervento chirurgico.


Procedure di Chirurgia del Bacino


Quando le fratture del bacino sono di più grave entità, ai fini di una corretta guarigione è necessario prendere in considerazione un intervento chirurgico. L’obiettivo principale è ridurre il dolore, ristabilire la stabilità ossea e permettere al paziente di tornare il prima possibile alle proprie attività quotidiane.


Riduzione e Fissazione


Tra le procedure più comuni troviamo la riduzione e fissazione della frattura. La riduzione consiste nel riallineare i frammenti ossei, mentre la fissazione punta a preservarne la stabilità durante la guarigione. Può essere eseguita con due tecniche:


  • Riduzione chiusa, meno invasiva, indicata per fratture semplici;
  • Riduzione aperta, necessaria quando i frammenti sono numerosi o difficilmente raggiungibili, come nel caso delle fratture dell’acetabolo, la cavità che accoglie la testa del femore.


Dopo la riduzione, entra in gioco la fissazione, che può essere di due tipi:


  • Fissazione interna: prevede l'utilizzo di dispositivi permanenti come placche, viti, chiodi o barre metalliche direttamente sull’osso. È la soluzione più indicata quando la frattura non presenta rischi immediati per altri organi;
  • Fissazione esterna: in questo caso, il chirurgo inserisce perni o viti metalliche nelle ossa attraverso piccole incisioni nella pelle e nei muscoli. I perni e le viti fuoriescono dalla pelle su entrambi i lati del bacino e vengono fissati a barre in fibra di carbonio esterne alla pelle. Questa tecnica permette di stabilizzare rapidamente il bacino, dando tempo ai medici di trattare eventuali lesioni a organi interni, vasi sanguigni o nervi.


Protesi


In alcuni casi, però, la frattura compromette gravemente l’articolazione dell’anca rendendo la sola procedura di fissazione insufficiente ai fini di un recupero funzionale. In queste situazioni, il chirurgo può proporre una sostituzione protesica. L’intervento prevede la rimozione delle parti ossee e cartilaginee danneggiate e l’inserimento di componenti artificiali, generalmente in metallo o ceramica. La sostituzione può essere parziale, quando si interviene solo su una parte dell’articolazione, oppure totale, quando vengono sostituiti sia l’acetabolo che la testa del femore.


L’intervento viene eseguito in anestesia spinale o generale e comporta un’incisione nella zona interessata. Al termine, l’incisione viene suturata e nei tessuti circostanti vengono iniettati farmaci antidolorifici per agevolare il recupero. Grazie ai progressi nelle tecniche chirurgiche e nei materiali, la sostituzione protesica rappresenta oggi una soluzione sicura ed efficace per restituire mobilità e migliorare la qualità della vita del paziente.

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